Seminario inter-dottorale

Michel Faucault e il discorso del filosofo

Mercoledì 17 aprile 2024, ore 12,30/14,30 – Aula Imbucci

 

Stefano Catucci – Università La Sapienza

Introduce Massimo de Carolis

1 CFU

Stabiae. Nuovi scavi a Villa San Marco

Lunedì 22 aprile – ore 10.00 – Sala Conferenze DISPAC / piattaforma Teams

 

Carlo Rescigno – Università della Campania “Luigi Vanvitelli, Scuola Superiore Meridionale

Discussant Antonia Serritella

1 CFU

Il grande complesso architettonico della villa San Marco, sul pianoro di Varano, insiste nel cuore della antica Stabiae. Scavata in epoca borbonica, interrata, fu nuovamente portata in luce da Libero D’Orsi per essere poi danneggiata dal terremoto degli anni Ottanta del secolo scorso. Dal 2020, con un accordo tra Università e Parco Archeologico di Pompei, sono ripresi gli scavi su settori ancora non indagati del complesso, articolazioni che completano la forma della villa e la inseriscono nello spazio che già fu del vecchio insediamento urbano. Lo scavo, che si è accompagnato al riesame della documentazione pittorica e monumentale già nota, si è soffermato sul grande portico superiore, portandone in luce l’angolo SO che ha restituito una parte significativa della ricca decorazione pittorica e del suo repertorio di immagini.

 

Carlo Rescigno è professore ordinario di Archeologia Classica presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”; è coordinatore del dottorato di Archeologia e Culture del Mediterraneo Antico della Scuola Superiore Meridionale; è membro del Dottorato di Storia e trasmissione del patrimonio culturale ed è docente della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici.

È stato Fellow presso il Netherlands Institute for Advanced Studies in Humanities and Social Science (NIAS-Olanda); ha tenuto lezioni di archeologia presso l’Università degli Studi di Amsterdam e la Scuola Archeologica Italiana di Atene, e numerosi cicli di seminari e lezioni presso istituti scientifici. È membro del comitato scientifico di diverse riviste.

Nel 2017 gli è stato conferito il premio Satyrion per la Magna Grecia. È Socio Corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico; è Accademico dei Lincei (socio corrispondente); socio ordinario dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte; dell’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia (Taranto).

Dal 2022 è membro del Comitato Tecnico Scientifico per l’Archeologia su nomina del Ministro della Cultura; della fondazione CIVES-Museo Archeologico Virtuale (MAV, Ercolano).

Ha preso parte e diretto numerosi progetti di ricerche (Cuma, Crotone, Conza della Campania, Benevento, Valle del Sinni; Metaponto; Sibari; Taranto; Stabiae) ed edizioni di materiali archeologici. È autore di numerose monografie e articoli, ed è stato curatore di atti di convegni.

Eventi passati

2024 -1924 La rivoluzione surrealista, encore. Nuovi sguardi su un secolo di Surrealismo

“C’è qualcosa che non va”. Nadja icària

Venerdì 12 aprile 2024, ore 11,30 – Sala Conferenze DISPAC

 

Andrea Cortellessa – Università Roma Tre

Discussant Stefania Zuliani

1 CFU

All’ultima pagina di *Nadja*, prima della celebre clausola programmatica «la bellezza sarà convulsa o non sarà», André Breton si rivolge alla donna che intitola il suo libro, il «principio di sovversione» che lo ha stregato, con queste parole: «Un giornale del mattino basterà sempre a darmi notizie di te». Alludendo a un incidente aereo da lui, però, imprecisato. Riportata è invece l’ultima frase proveniente dall’apparecchio precipitato, «C’è qualcosa che non va». L’identificazione di questo *fait divers*, dalla cronaca del 1927, getta una luce diversa sul significato del combattimento amoroso messo in scena da questo testo, in tutti i sensi, inaugurale.

 

Andrea Cortellessa è critico e saggista. Insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Roma Tre; nel 2018 ha tenuto la «cattedra De Sanctis» al Politecnico di Zurigo. Ha pubblicato saggi, curato testi  e mostre, realizzato trasmissioni radiofoniche e televisive, spettacoli teatrali e musicali. Collabora ad «Alias», «Il Sole 24 ore», «Tuttolibri», «doppiozero», «Le parole e le cose2». Ha fondato con Federico Ferrari e Riccardo Venturi il blog collettivo Antinomie. Di recente ha curato gli scritti sull’arte di Giorgio Manganelli (Emigrazioni oniriche. Scritti sulle arti  Adelphi 2023) e il volume Arbasino A-Z (2023).

Convegno

Oltre la Reggia. Luigi Vanvitelli e le arti tra Sette e Ottocento

a cura di Giuseppina Merola, Stefano Spinelli

Venerdì 5 aprile 2024 h 09.30, Sala Conferenze DISPAC

 

Introducono Luca Cerchiai, Direttore del Dipartimento DISPAC, Tiziana Maffei, Direttore della Reggia di Caserta e Stefania Zuliani, Coordinatrice del Dottorato MeM

Le sessioni saranno moderate da Adriano Amendola, Donato Salvatore e Loredana Lorizzo

1 CFU

In occasione del compleanno di re Carlo di Borbone, il 20 gennaio 1752, iniziarono i lavori di costruzione della Reggia di Caserta. La cerimoniale posa della prima pietra rappresentò l’esordio di Luigi Vanvitelli nel Regno di Napoli, artista capace di interpretare con i suoi disegni il sogno del re di voler ostentare in Europa il prestigio di una grande monarchia. Il convegno presenterà la poliedrica figura di Vanvitelli quale attore e regista delle arti. Dal disegno, da lui inteso come primario mezzo espressivo, all’architettura, alla pittura o, ancora, al moderno gusto decorativo. A distanza di 250 anni dalla morte del regio architetto è importante tornare a riflettere sul portato di uno degli artisti più iconici del Settecento, considerando la fitta rete di relazioni che stabilì con i suoi contemporanei.

2024 -1924 La rivoluzione surrealista, encore. Nuovi sguardi su un secolo di Surrealismo

“Echi del Surrealismo” nell’arte del dopoguerra a Napoli.

Lunedì 25 marzo 2024 – Sala Conferenze DISPAC ore 15

 

Maria De Vivo (Università Orientale, Napoli)

Discussant Stefania Zuliani

1 CFU

L’onda lunga del surrealismo, in verità tracce della sua eredità e del suo superamento, tocca negli anni Cinquanta anche la città di Napoli, una cornice semantica ritenuta incline, di per sé, agli scambi magnetici tra alto e basso, primitivo e colto.

Tenendo conto di un impianto storiografico consolidato ma attingendo, al contempo, a fonti più larghe nella lettura dei fenomeni (Villa e De Martino, ad esempio), il seminario si interroga sulla natura di alcune esperienze – dentro e fuori il Gruppo 58, dentro e fuori il gruppo di Continuum – per le quali il rifiuto dell’arte come purezza incontaminata e assoluta è diventato linguaggio e azione e lo sprofondamento negli umori della città è stato strumento di rivolta ironico e grottesco. 

Si vuole sostenere che esiste una connivenza tra l’universo surrealista e le esperienze di artisti erranti nel rimosso della vita quotidiana e nella «memoria antropologica di una Napoli popolare e plebea» pur in assenza di una diretta discendenza da esso.

 

Maria De Vivo insegna Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”. 

I suoi interessi di ricerca vertono principalmente sullo studio dell’arte a partire dal secondo Novecento e sulle relazioni tra arte e critica. Uno specifico campo d’indagine è dedicato al sistema e agli artisti operanti a Napoli. In tal senso si ricordano la monografia sull’attività espositiva della Libreria-Galleria Guida di Napoli (Guida 2008), i saggi dedicati a Carlo Alfano (2014, 2017), Giuseppe Desiato (2019, 2021), Gian Maria Tosatti (2015). Tra le pubblicazioni più recenti si segnala il saggio Azioni e performance nella “città-teatro”. Napoli 1965-1980 in L. Conte, F. Gallo, Costellazioni della performance in Italia 1965-1982, Silvana Editoriale, Milano 2024

2024 -1924 La rivoluzione surrealista, encore. Nuovi sguardi su un secolo di Surrealismo

Il desiderio preso per la coda: dal testo di Picasso ai linguaggi visivi di Falso Movimento.

Martedì 26  marzo 2024Sala Conferenze DISPAC ore 10

 

Annamaria Sapienza ( Università di Salerno)

Intervengono Angelo Curti e Lino Fiorito

1 CFU

Il desiderio preso per la coda è un testo teatrale scritto da Pablo Picasso nel 1941 che costituisce un particolare momento della vita dell’artista catalano, ovvero, un esempio che si presenta al contempo come opera prima e come testamento poetico. Nel 1985 Falso Movimento, formazione napoletana di teatro sperimentale diretta da Mario Martone, ne realizza una singolare versione che umanizza il testo picassiano in un autentico “personaggio” da inserire in un dramma originale e del tutto indipendente dalla fonte. La tensione continua alla ricerca spinge Falso Movimento verso una traiettoria scenica dai confini indefiniti che accoglie la tensione surrealista declinandola nel lavoro di scrittura scenica condotto sul paesaggio metropolitano e il mediateatro in un particolare momento del teatro italiano. L’elemento del racconto si spinge oltre le possibilità concesse dalla parola e si proietta nella sfera del visivo, confermando il Surrealismo come eredità artistica al di là del momento storico. 

 

Immagine: particolare di un disegno di Lino Fiorito

Temporalità delle immagini: rileggere Warburg a Firenze. Note su una mostra agli Uffizi, 19 settembre-10 dicembre 2023″

Martedì 26  marzo 2024Piattaforma Teams, ore 15

Giovanna Targia – Università di Zurigo

Discussant Francesca Dell’Acqua

1 CFU

Nell’autunno 2023 le Gallerie degli Uffizi hanno ospitato una mostra per molti aspetti inconsueta dal titolo Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini, che invitava a ripensare criticamente l’opera di Warburg accostando opere delle collezioni fiorentine, materiali provenienti dall’Archivio dell’Istituto Warburg e lavori di artisti contemporanei. Perno degli accostamenti erano le ricostruzioni di quattordici tavole dell’Atlante delle immagini Mnemosyne, l’opera più iconica e singolare (ma anche la più sfuggente) di Warburg. Costruito come una cartografia della memoria culturale nelle regioni del Mediterraneo (con un’ampia sezione dedicata al Quattrocento fiorentino), l’incompiuto Atlante Mnemosyne non cessa di dividere le opinioni degli studiosi, ma continua a stimolare riflessioni profondamente attuali sul carattere mediale e sulla temporalità delle immagini, sedimentate nella memoria, censurate o riusate anche a distanza di secoli.

 

Nel seminario si illustrerà il percorso della mostra evidenziando i nessi tra ricostruzioni d’archivio e pratiche artistiche contemporanee sullo sfondo della storia della ricezione di Warburg, emblematica delle alterne fasi del dibattito sui metodi per lo studio critico delle immagini.

 

 

Giovanna Targia è ricercatrice presso l’Università di Zurigo e postdoctoral fellow del Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut. Ha studiato Filosofia all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Discipline storico-artistiche nel 2009. Ha ottenuto borse di studio dalla Bibliotheca Hertziana – Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte, dal DAAD (Ladislao Mittner Preis für Kunstgeschichte) e dalla Alexander von Humboldt Foundation. Le sue ricerche riguardano l’estetica e la storiografia artistica tra Otto e Novecento, con particolare attenzione per la dimensione linguistico-letteraria della scrittura storico-artistica, per la teoria e la pratica della traduzione. Nel 2021 ha curato per Schwabe l’edizione critica commentata dello scritto di Heinrich Wölfflin Prolegomena zu einer Psychologie der Architektur. Nel 2023 ha fatto parte del team curatoriale della mostra Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini allestita presso le Gallerie degli Uffizi.

Suoni ambienti linguaggi

Mercoledì 27 marzo 2024 – Aula 13 DISPAC, ore 10

 

Sergio Bonanzinga (Università di Palermo)

1 CFU

I tre termini che compongono il titolo di questo seminario rinviano a una stratificazione di questioni reciprocamente implicate. Attraverso il linguaggio si costruisce la conoscenza del Mondo e delle sue forme. Ma il linguaggio è già suono formalizzato destinato a esprimere il pensiero creando legami: fra individui, certo, ma anche fra una comunità e l’ambiente che la circonda. Le indagini antropologiche ed etnomusicologiche hanno dimostrato che diverse “fonosfere” influiscono in termini decisivi sul modo in cui i gruppi umani selezionano le proprie modalità di espressione acustica, piegando il continuum sonoro a esigenze funzionali molto diversificate: dal rito al lavoro, dalla gestione della quotidianità all’intrattenimento. Cercherò di porre in evidenza questi aspetti ricorrendo ad alcuni esempi riferiti a società di interesse etnologico osservate in diverse aree del Pianeta, nel tentativo di delineare un quadro di significative corrispondenze strutturali.

 

Sergio Bonanzinga (Messina 1958), Phd, è professore ordinario nell’Università di Palermo, dove insegna Etnomusicologia e Antropologia della musica. Si è occupato dei valori funzionali e simbolici che caratterizzano le pratiche espressive di tradizione orale (musica, danza, narrazione, teatro) in contesti sia di interesse storico (Inghilterra, Sicilia) sia contemporanei (Sicilia, Tunisia, Grecia). Ha scritto libri e saggi su questi e altri temi, curando svariate antologie discografiche e filmati. Ha fondato e dirige la collana “Suoni&Culture” (Edizioni Museo Pasqualino, Palermo). Ha fondato e dirige, insieme ai colleghi Giorgio Adamo (Università di Roma Tor Vergata) e Nico Staiti (Università di Bologna), il periodico annuale Etnografie Sonore / Sound Ethnographies (Anvur classe A). È socio fondatore e segretario del Centro Studi Alan Lomax (Palermo).

Metafore e riferimenti “acquatici” nella lingua musicale: teoria, prassi, estetica

Mercoledì 27 marzo 2024 – Aula 13 DISPAC, ore 15

 

Luca Aversano

1 CFU

L’intervento si concentra sull’utilizzo, negli scritti musicali dal Cinquecento alla prima metà del Novecento, di riferimenti all’acqua in tutte le sue forme, statiche e in movimento. Il tema sarà affrontato secondo tre ambiti tematici diversi, ma accomunati dalla presenza di una variopinta fenomenologia delle metafore e degli usi linguistici. In particolare, si analizzeranno i contesti di ambito teorico, la terminologia tecnica, gli immaginari estetici. Dal punto di vista metodologico, la ricerca è stata realizzata attraverso la banca dati “Lesmu – Lessico della letteratura musicale italiana 1490-1950”.

 

Luca Aversano ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università di Colonia ed è professore ordinario di Musicologia e Storia della musica nel Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Roma Tre, dove è anche presidente della Fondazione Roma Tre Teatro Palladium. Si è occupato dei rapporti tra Italia e Germania, di lessicografia musicale, di musica strumentale italiana tra Sette e Ottocento, di storia della didattica e dell’interpretazione musicale. Nel 2018 è stato insignito del premio Franco Abbiati della critica musicale italiana, sezione Massimo Mila, per il volume “Mille e una Callas”, curato insieme con Jacopo Pellegrini. Dal gennaio 2024 è presidente dell’ADUIM – Associazione fra Docenti Universitari Italiani di Musica.

Presentazione del volume

Arte che trema. Riscoperta e valorizzazione del patrimonio culturale dopo il terremoto in Irpinia del 1980

a cura di Antonello Ricco, Roma, De Luca Edizioni d’Arte, 2023.

 

Martedì 23 gennaio 2023 h 10.30, Sala Conferenze DISPAC

 

Introducono Luca Cerchiai, Direttore del Dipartimento DISPAC, e Stefania Zuliani, Coordinatrice del Dottorato MeM

Ne discutono con il curatore e con Adriano Amendola, responsabile del progetto Arte che trema, Anita Florio – Regione Campania, Cristiano Giometti – Università di Firenze, Antonella Trotta – Università di Salerno

1 CFU

Riflettere sugli esiti dei terremoti sul patrimonio culturale italiano è lo scopo del volume che, prendendo spunto dall’evento sismico in Irpinia del 1980, sviluppa con ampio raggio tematico e cronologico il tema della ricostruzione, del recupero e delle scoperte che seguono alla primaria operazione di messa in tutela del territorio e di salvaguardia delle persone coinvolte. Il bene culturale diventa così luogo della memoria, diversamente esperito da chi lo vive e da chi lo scopre in seguito a un evento traumatico. Ritesserne la storia significa recuperare la forza emotiva che ci lega ai nostri territori, attribuendo loro un significato profondo che consente alle opere d’arte di riconnettersi ai contesti come elementi significanti dell’esperienza individuale e collettiva dell’uomo.

2024 – 1924 La rivoluzione surrealista, encore. Nuovi sguardi su un secolo di Surrealismo.

“Minotaure” e la Grecia del Surrealismo

Martedì 23 gennaio 2024 ore 15.00, Sala Conferenze DISPAC

Mauro Menichetti, Università di Salerno

Introduce Stefania Zuliani

1 CFU

Il mito del Minotauro ha goduto di un particolare successo nel mondo antico già a partire dall’età arcaica per poi approdare nel mondo romano anche come rappresentazione nei mosaici delle case  e delle ville romane. Il mito ha avuto notevole diffusione anche perché si può espandere e rielaborare in più direzioni: il coinvolgimento di Atene nell’impresa di Teseo, l’aspetto iniziatico di giovani che devono superare una prova simile alla morte, l’intervento di un artigiano quale Dedalo, il significato ampiamente dibattuto di una particolare architettura – il Labirinto – che ospita una originale creatura mostruosa quale il Minotauro. Le sorprese del mito continuano con l’abbandono di Arianna da parte di Teseo durante il viaggio di ritorno da Creta. 

Il Minotauro che approda nel variegato mondo delle avanguardie artistiche contemporanee rientra in quella ricerca di modelli alternativi a ciò che è ritenuto “classico” e che coinvolge, ad esempio, l’interesse per le arti primitive, l’arte etrusca, l’arte preclassica e orizzonti alternativi come nel caso di Gauguin. Il Minotauro, pur facendo parte del mondo classico, diviene il simbolo di quella parte del mondo classico che una certa filologia e una certa ricerca filosofica stavano mettendo in luce, vale a dire l’aspetto irrazionale, dionisiaco, impuro e ibrido come la forma del Minotauro.

“Minotaure” è una testimonianza particolarmente chiara e incisiva di questa tendenza per cui il Minotauro – presente iconograficamente in gran parte delle copertine della Rivista pubblicata fra il 1933 e il 1939 – accompagna l’idea di un’arte che deve liberare e portare alla ribalta forze e energie finora represse o ritenute non opportune nel campo della rappresentazione artistica.

“Minotaure” è la “revue à tête de bête”.

In occasione della pubblicazione del volume Storia della recitazione teatrale (Marsilio, 2023)

La recitazione teatrale.

Mercoledì 24 gennaio 2024, ore 15,00, Sala Conferenze Dispac

Claudio Vicentini (Università degli studi di Napoli “L’Orientale”)

Ne discutono con l’autore Aurora Egidio, Isabella Innamorati, Annamaria Sapienza.

1 CFU

A partire dalla recente pubblicazione sulla Storia della recitazione teatrale (Marsilio, 2023), Claudio Vicentini, professore emerito di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell’Università di Napoli “L’Orientale”, offre una prospettiva aperta sulla straordinaria civiltà della recitazione sviluppata nei paesi d’Oriente e d’Occidente dall’antichità alla scena digitale. In forma di tavola rotonda, l’autore discute sulle grandi figure della recitazione drammatica, i leggendari attori del teatro greco e romano, dell’età di Shakespeare e di Molière, del teatro romantico e del teatro contemporaneo, fino alle singolari forme di recitazione che vedono oggi l’attore impegnato a confrontarsi davanti al pubblico con le risorse del mondo digitale, gli effetti della motion capture, la presenza del cyborg sulla scena teatrale. La riflessione si inserisce, altresì, in un contesto più ampio dove emerge l’importanza delle forme di recitazione a torto considerate minori.

I Bronzi di Riace alla prova della storia dell’arte antica

Giovedì 25 gennaio 2024, ore 15, Sala Conferenze DISPAC

Riccardo Di Cesare – Università degli Studi di Foggia

Discussant Mauro Menichetti

1 CFU

Il cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace, celebrato nel 2022, ha offerto l’occasione per ripensare e rileggere questi capolavori originali della Grecia classica e per ripercorrere i diversi approcci che sono stati e sono adottati per comprenderli: iconografico, storico-stilistico, filologico, attribuzionistico, tecnologico-produttivo, archeometrico, sperimentale. Al di là dei problemi ancora aperti, i Bronzi di Riace sono indissolubilmente legati al complesso itinerario di ricerca che li accompagna, formando un capitolo ancora aperto di storia dell’archeologia classica e delle metodologie di indagine della disciplina. Contestualizzati nell’arte del loro tempo, interpretati nel funzionamento dei codici visivi della Grecia del V secolo a.C., essi hanno molto da insegnare al nostro modo di vedere e comprendere l’arte antica e renderla attuale agli occhi della modernità.